Incastonato tra l’interno della piazza e corso Vittorio Emanuele II, trovate il settecentesco Palazzo Braschi che, dal 1952, è la sede del Museo di Roma.
Tra le grandi tele seicentesche, che raffigurano le occasioni festive e importanti avvenimenti storici, spicca quella di Andrea Sacchi e Filippo Gagliardi che rappresenta il grandioso spettacolo allestito durante il Carnevale del 1656 a Palazzo Barberini in onore di Cristina di Svezia, arrivata a Roma in pompa magna.
La collezione, della quale alcuni pezzi sono esposti a rotazione, è completata da disegni, incisioni, fotografie, mobili, abiti, ceramiche, carrozze e portantine, elementi architettonici e affreschi.
Grazie all’ultima ristrutturazione interna del Museo, il visitatore può fruire liberamente degli spazi museali: non c’è un percorso obbligato da seguire, ma completa libertà di scelta che rende l’utente è protagonista e artefice della propria esperienza di visita.
Basta attraversare corso Vittorio Emanuele II, per trovarsi di fronte allo splendido palazzo che ospita il Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco.
Il barone Barracco dedicò la maggior parte della sua vita alla raccolta di importanti opere provenienti da ogni parte del mondo. La sua collezione, che comprendeva di oltre duecento pezzi tra sculture antiche di arte assira, egizia, cipriota, fenicia, etrusca e greco-romana, fu da lui donata al Comune di Roma nel 1904.
Tale prestigioso assortimento di opere d’arte richiedeva una sede altrettanto prestigiosa. La scelta ricadde su un elegante edificio cinquecentesco il cui progetto è stato attribuito ad Antonio da Sangallo il Giovane: Palazzetto Le Roy, anche conosciuto come Farnesina ai Baullari o Piccola Farnesina. I gigli francesi presenti sulla facciata diedero luogo a un equivoco: si credette, infatti, che il palazzo appartenesse ai Farnese, in quanto i gigli fanno parte del loro stemma araldico. Da qui, l’errata denominazione di Farnesina ai Baullari.
Tra i pezzi di maggior interesse della collezione ci sono gli esemplari di arte cipriota, elemento di mediazione tra il mondo orientale e quello greco. Figure di divinità, immagini di offerenti e perfino un piccolo carro-giocattolo rinvenuto in una tomba, rappresentano una testimonianza unica dell’arte di Cipro tra i musei romani.
Sul lato opposto di piazza Navona, invece, esattamente su piazza Sant’Apollinare, è situato Palazzo Altemps che, insieme a Palazzo Massimo alle Colonne, Crypta Balbi e le Terme di Diocleziano, fa parte del Museo Nazionale Romano.
Istituito nel 1889, per ospitare le antichità di Roma, nel suo insieme il Museo Nazionale Romano conserva la raccolta archeologica più importante del mondo.
Il Museo di Palazzo Altemps si trova nel quattrocentesco edificio fatto edificare da Girolamo Riario e passato, nel 1568, alla famiglia Altemps che vi dimorarono fino alla metà dell’Ottocento.
La proprietà passò, poi, a Giulio Hardouin, padre della duchessina Maria che, nel 1883, sposò nella chiesa interna al palazzo, Sant’Aniceto, il Vate Gabriele D’Annunzio. Dopo l’acquisizione da parte dello Stato Italiano e un lungo e rigoroso restauro, nel 1997, il Museo aprì al pubblico.
Al suo interno si trovano capolavori assoluti di scultura antica appartenenti a collezioni nobiliari famose e di grande pregio il cui allestimento integra a perfezione i marmi con il contesto decorativo delle sale, per riproporre le soluzioni adottate nella sistemazione delle raccolte antiquarie. Il percorso di visita, su due piani, si articola in una successione di sale decorate, un intrigo di scale e corridoi che conducono di scoperta in scoperta.
Si va dalle collezioni di statue e rilievi delle collezioni Altemps, Boncompagni Ludovisi, Mattei, Del Drago, alle sculture Jandolo, Veneziani, Brancaccio, alla raccolta egizia, ai celebri affreschi Pallavicini Rospigliosi, alle opere provenienti da rinvenimenti eccezionali e recuperate dal mercato antiquario, fino all’inestimabile raccolta archeologica di Evan Gorga, eccentrico collezionista d’inizio Novecento e alle raccolte cinquecentesche e seicentesche, per ritrovarsi tra i materiali minuti, testimoni del collezionismo di archeologia dell’epoca moderna e alla Galleria delle incisioni e dei marmi antichi.
Di particolare valore, la collezione Boncompagni Ludovisi comprendeva circa 450 sculture che decoravano i viali e i giardini dell’omonima Villa. Quando la villa venne distrutta alla fine dell’Ottocento, per la creazione dell’attuale quartiere Ludovisi, parte della collezione venne dispersa. Lo Stato Italiano riuscì ad acquisirne 104. Tra queste si possono ammirare il Galata suicida, Oreste ed Elettra, Ares, la Testa di Giunone e il famoso originale greco del V secolo a.C. cosiddetto Trono Ludovisi.
A pochi passi dal Museo di Palazzo Altemps, su piazza Ponte Umberto I, si trova, infine, il Museo Napoleonico.
Nel 1927, il conte Giuseppe Primoli, figlio di Pietro Primoli e della principessa Carlotta Bonaparte, e quindi cugino di Napoleone III, donò alla città di Roma la sua raccolta di opere d’arte che comprendeva cimeli napoleonici e memorie familiari.
La ricchissima varietà di materiali permette di immergersi totalmente nell’atmosfera dell’epoca napoleonica e di incontrare tutti i personaggi che l’hanno animata. Le vicende storiche della famiglia Bonaparte, inoltre, sono ospitate a Palazzo Primoli, che conserva ancora intatte le sue caratteristiche di abitazione nobiliare.
La raccolta del Museo testimonia i vari aspetti della vita privata dell’Imperatore, le sue passioni e le sue debolezze, ripercorrendo la storia familiare non solo con la ritrattistica ufficiale, ma anche attraverso quella privata che racconta feste, matrimoni e battesimi.
La collezione che nacque dal desiderio di raccontarne la storia della famiglia secondo un’ottica privata e di documentarne gli intensi rapporti che la legarono a Roma comprende ritratti e busti degli esponenti della famiglia, preziose tabacchiere artistiche e oggetti di uso quotidiano, porcellane finemente decorate e album di ricordi, gioielli e piccoli ritratti in cera, libri e abiti.
Il tutto presentato in tre sezioni ben distinte: il periodo napoleonico vero e proprio, testimoniato da grandi tele e busti dei maggiori artisti dell’epoca che ritraggono in pose auliche e convenzionali i numerosi esponenti della famiglia imperiale; il cosiddetto periodo “romano”, dalla caduta di Napoleone all’ascesa di Napoleone III; il periodo del secondo impero, con opere riferibili a quel periodo della storia francese dominato dalla figura di Napoleone III.