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Quando a maggio 2020 Casa Carmen ha apertole sue porte a Fregene, su Lungomare di Ponente, è stato subito successo. Complice il format fresco e divertente, con un’atmosfera vacanziera, e la fine delle restrizioni dopo il primo lockdown, il locale è diventato ben presto un punto di riferimento sul litorale romano, continuando negli anni a venire a conquistare il pubblico. Un risultato che ha spinto i due soci e imprenditori (e coppia nella vita) Annalisa Polo e Roberto Tomasini ad aprire un secondo locale, inaugurato lo scorso 24 aprile, sempre sul litorale, ma questa volta a Fiumicino.

Colori chiari e influenze latine

Il nuovo indirizzo ha aperto sul Lungomare della Salute e, a differenza di quello di Fregene, è vista mare. “Quando abbiamo visto questo locale sfitto ci è scattata subito la voglia di aprire una seconda sede: è un ambiente bellissimo, perfetto – raccontano i soci -, ancora più curato”. Si mantiene lo stesso spirito vacanziero, con influenze latine anche sul menu: “In ogni locale mettiamo qualcosa dei nostri viaggi, delle nostre esperienze, tra Spagna e Messico”. Casa Carmen a Fiumicino è aperto a pranzo e cena, oltre che per l’aperitivo, conta circa 80 copertina interni e 70 esterni, e come per Fregene c’è la brace in sala. L’ambiente gioca con i colori chiari, in particolare il bianco, con l’aggiunta di dettagli unici, come la grande bottigliera realizzata a mano.

A Fiumicino la proposta diventa più ampia, non solo pesce, ma anche carne e vegetali. La brigata è guidata dall’Executive Chef Antonio Rossetti, classe ’84, che porta avanti anche il locale di Fregene. Salentino di origine, segue un percorso diverso per molto tempo, ma la passione per la cucina tramandatagli dalla famiglia si fa sentire: iniziano così tante esperienze tra ristoranti e hotel della Capitale per mettere solide basi di cucina tradizionale romana. Un primo passo che, unito ai tanti viaggia e alla voglia di sperimentare, dà vita a una proposta ricca di contaminazioni che trova la sua perfetta messa in pratica a Casa Carmen.

Il pasto da Casa Carmen inizia con le tapas di pesce, di carne e vegetariane. Dalla selezione di frutti di mare al ceviche con granita di Leche de Tigre, e poi crocchette al prosciuttocarpaccio flambato di Picanha e Padron pepe (friggitelli fritti e sale maldon), rigorosamente da condividere tra i commensali. La cucina italiana si fa spazio con lo spaghetto alle vongole, il sautè di cozze e una divertente rivisitazione del culurgiones sardo, qui proposto con cozze, pecorino e menta.

Il piatto più rappresentativo di Casa Carmen è però la paella, in ben cinque varianti: la paella di pesce, di carne (che oltre a pollo e coniglio, si può assaggiare anche con polpettine di manzo e coda alla vaccinara), mista, vegetariana (con peperoni, zucchine, funghi e salsa brava) e infine la versione al nero di seppia, con salsa aioli e gamberirossi crudi.

Il menu si modifica spesso, “ci piace cambiare” spiegalo chef “ci sono sempre tante novità settimanali”, ma le proposte dalla griglia non mancano mai. Da non perdere il polpo cotto alla brace con hummus di ceci e aioli e il nastro galiziano (fettine diaframma di manzo spagnolo alla brace).

Una cucina che si fonda anche sul principio dello spreco zero, lavorando solo verdure di stagione. Importante anche il lavoro di panificazione: il pane e la focaccia serviti sono fatti in casa, “ogni giorno facciamo un tipo di pane diverso con un condimenti diversi”, racconta lo chef. Discorso analogo peri dolci, anche questi rivisitati. Da provare la cheescake, che da Casa Carmen viene servita in mezzo a due cialde croccanti e sottili, o il tiramisù di cui rimane solo la crema al mascarpone, il cacao diventa un crumble e il caffè una crema.

All’accoglienza ci pensa Jonathan Rossi, bravissimo padrone di casa che ha anche curato la carta dei vini, sia Fregene che a Fiumicino. Una carta importante con prevalenza di bianche e bolle, ma non mancano rosati e rossi: etichette italiane, da nord a sud, ma anche Francia e ovviamente Spagna, fino al Brasile. Spazio anche una selezione di sangria.

Un ruolo centrale è occupato dalla mixology, affidata al barman Simone Mentrasti che ha pensato a una drink list che racconti la simbiosi con il mare e gli scarti della cucina, mostrando coerenza con la filosofia dello chef e dei suoi piatti. Il Tai Rija, per esempio, ha come base un dolce di origine spagnola con pan di Spagna e cannella, scelto per ricreare un’orzata homemade e sviluppare una rivisitazione del classico Mai Tai. Oppure il Casatini, un twistsul Vodka Martini, dove viene utilizzata una vodka alla salicornia e un Vermouth Dry aromatizzato alle foglie di cappero (colte dallo staff sulle rocce della spiaggia di Ostia), che conferiscono salinità, mineralità e carattere. Cocktail divertenti, sostenibili e che non si discostano troppo dai gusti classici, pur proponendo sapori inediti.