L’esposizione, la prima di un percorso artistico e culturale che la Sovrintendenza Capitolina intende proporre per celebrare il centenario dell’istituzione della Galleria d’Arte Moderna (1925-2025), nasce dall’incontro tra alcuni capolavori della Gam e il linguaggio artistico dei Miaz Brothers. Un progetto espositivo con circa 60 opere totali, in cui lo spettatore diventa elemento attivo all’interno di un gioco di rimandi, omaggi, richiami, tutti incentrati sui meccanismi di percezione o meno della realtà. La coppia di artisti fratelli è stata infatti chiamata a cimentarsi nella reinterpretazione dei grandi maestri della collezione capitolina (e non solo) attraverso uno stile ritrattistico innovativo, in cui i soggetti originali, riconoscibili nei tratti principali, appaiono fuori fuoco.
I Miaz Brothers, ovvero i fratelli Roberto (1965) e Renato (1968), sono da anni impegnati sul tema della percezione e sulla relazione fra realtà e immaginazione e la mostra Reality: Optional. Miaz Brothers con i Maestri del XX secolo risulta un loro punto di arrivo importante. Durante il loro processo creativo, i due artisti si sono ispirati direttamente – o indirettamente secondo i casi – ad alcuni capolavori del museo, focalizzando in particolare l’attenzione creativa sul tema, oggi molto sentito e dibattuto, della “post-verità”. Con Post-truth s’intendono in particolare quelle notizie che, seppur false, vengono credute vere da un numero significativo di persone, valutandole sulla base delle proprie emozioni e pregiudizi, senza dare credito a fatti e dati oggettivi che perdono così di significato e importanza. In questo modo la manipolazione si realizza attraverso il linguaggio che i due artisti trasformano in arte tramite un percorso ormai ventennale incentrato sulla percezione e sulla relazione fra realtà e immaginazione, visibile e invisibile. Le loro immagini, quindi, non sono mai predeterminate, non c’è una verità che deve essere rivelata, in modo che la realtà resti aperta e inafferrabile.
Per l’arte dei Miaz Brothers le associazioni e le interpretazioni degli osservatori sono fondamentali perché contribuiscono alla definizione dell’opera stessa in un continuo scambio fra artista e pubblico, all’interno di un viaggio immersivo nel regno della percezione della cultura del Novecento. A loro volta, gli artisti e i curatori si rivolgono con la medesima forza allo spettatore con la volontà di stimolarlo a interrogarsi sul proprio sguardo e sulle immagini che gli vengono presentate.
Questo lungo processo di trasmissione e di ricerca passa attraverso quattro distinte sezioni che compongono il percorso espositivo.
Si comincia con Old Masters, in cui i due fratelli si rivolgono direttamente ai capolavori della storia dell’arte per rileggerli attraverso la tecnica della sfocatura che, mai come in questo caso, rappresenta il filtro ideale verso qualcosa lontano da loro e dall’attualità. In confronto/scontro con loro sono alcuni dei capolavori della collezione capitolina: da Giacomo Balla a Camillo Innocenti, da Auguste Rodin a Bruno Saetti e Adolf Wildt.
Si passa, poi, alla sezione Fake Duets, in cui alcuni ritratti femminili della collezione come il Ritratto di Annina Levi della Vida (1930-1940) di Giacomo Balla e la Ragazza alla finestra (1935) di Contardo Barbieri, scelti perché considerati più affini alla realtà pittorica dei due artisti, entrano in contatto con la loro maniera riproduttiva caratterizzata dall’uso dell’aerografo e dalla riproduzione fuori fuoco.
A seguire, nella terza sezione, Blurred Personalities, sono esposti una serie di ritratti in bianco e nero in cui i confini del volto sono deformati mentre altri presentano porzioni del viso cancellate tramite pittura bianca. Anche in questo caso le opere originali dei Miaz Brothers si affiancano alle fonti di ispirazione provenienti dal museo attraverso le opere di Renato Guttuso, Carlo Levi, Mario Sironi, Antonio Mancini e altri. E proprio di Antonio Mancini è presente in questa sezione il suggestivo e poco noto ritratto femminile del primo ventennio del XX secolo, Figura in giardino. La Spagnola, arrivato eccezionalmente per questo confronto con l’arte dei Miaz Brothers grazie alla collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni.
Dai maestri del passato a quelli più recenti. Nell’ultima sezione New Trends and Experiments, il gioco di ispirazione visuale si porta a un livello più ampio: nelle opere dei due fratelli artisti, appaiono figure femminili nude e sfocate, che ammirano di spalle alcuni capolavori dei grandi dell’arte contemporanea come Warhol, Hirst, Lichtenstein. A specchiarsi con loro altre opere della collezione Gam con maestri del ’900 come Giacomo Balla, Adolfo De Carolis, Filippo De Pisis, Ferruccio Ferrazzi, Mario Mafai, Giorgio Morandi, Luigi Spazzapan, a loro volta fonte di ispirazione per gli stessi artisti contemporanei evocati nei quadri dei Miaz Brothers.