Roma è conosciuta in tutto il mondo per il suo straordinario patrimonio in campo storico-artistico. Molto meno nota è la ricchezza ambientale della città eterna. “Un patrimonio ecologico di particolare rilievo, caratterizzato da un articolato sistema di habitat di importanza naturalistica e ricreativa, che include un vasto sistema di aree naturali protette, di aree verdi, di golene fluviali e di aree agricole e orti urbani. Sono queste, infatti, le componenti primarie della rete ecologica della città che la rendono unica nel panorama internazionale, sia per la vastità e la diversità dei suoi ambiti di rilevanza ambientale, sia per la ricchezza delle specie animali e vegetali presenti” – spiega Bruno Cignini, zoologo e Docente all’Università di Tor Vergata di “Conservazione e gestione della fauna urbana”, autore del libro “Biodiversità a Roma – Storie e curiosità su animali e piante della Capitale” (edito nel 2022).
I numeri parlano chiaro: a Roma le aree non affrancate dall’urbanizzazione coprono una superficie di 86mila ettari che rappresentano i due terzi dell’intero territorio comunale (129mila ettari). La capitale, con i suoi parchi e giardini e le splendide ville storiche è in assoluto una delle città europee con la maggiore estensione di verde fruibile. Il suo territorio è infatti caratterizzato da ben 22 aree naturali protette e 40 ville storiche (circa 5.000 ettari complessivi di territorio) situate sia nelle zone centrali, sia nella fascia più periferica. A questa ricchezza Roma affianca anche una straordinaria vocazione agricola: oltre 52mila ettari che rappresentano il 40% del suo intero territorio, con circa 1.900 aziende agricole produttive.
A farne la Capitale europea della biodiversità concorre in maniera determinante anche la fauna urbana. Solo nell’area cittadina centrale (quella all’interno del GRA) le specie vegetali censite sono state 1.300 (che rappresentano il 20% della flora italiana), gli insetti 5.200 (14% di tutte le specie presenti in Italia). Per i vertebrati si hanno evidenze per 22 specie di pesci di acqua dolce, 10 di anfibi (27% delle specie italiane), 16 di rettili (30% delle specie italiane), 140 di uccelli, di cui 80 nidificanti (che rappresentano il 32% delle specie nidificanti in Italia) e 33 di mammiferi (26% delle specie presenti in Italia).
Numeri impressionanti che provocano problemi nella gestione, anche per l’ingresso di diverse specie invasive di origine alloctona. “La loro immissione nell’ambiente urbano è determinata principalmente da rilasci diretti da parte dell’uomo, che, quando non può o non vuole più tenerli, per disfarsene non trova di meglio che liberarli in un parco o in un laghetto, a seconda che si tratti di specie terrestri o acquatiche. Tale pratica, purtroppo ancora largamente diffusa tra molti proprietari di animali esotici, è veramente pericolosa per la salute dell’ambiente e per la stabilità della comunità faunistica autoctona, in quanto genera uno squilibrio ecologico” – spiega Cignini.
La capitale a cosa deve questa primato in termini di biodiversità? I fattori sono molteplici e collegati tra loro: dalla ricchezza di microambienti e quindi di risorse disponibili, alle ampie possibilità di nutrimento, dalla temperatura generalmente più alta rispetto alla campagna circostante alla minore presenza di predatori, dall’ampia presenza di acqua alla gran quantità di rifugi per vivere e riprodursi. “In particolare il centro storico, al cui interno ricadono vaste aree archeologiche rappresenta un ambiente attrattivo e peculiare per tante specie animali che vi trovano siti adatti per le loro esigenze biologiche – conclude Cignini – Inoltre, sono presenti molti corridoi ecologici, veri e propri “cunei” che assicurano una connettività e una continuità del tessuto ecologico urbano e permettono agli animali di spostarsi tra le aree extra-urbane e le parti più centrali della città”.