Siamo a Monteverde, per la precisione al civico 29 di via Abate Ugone, una sorta di linea di demarcazione tra la parte vecchia e quella nuova di questo tranquillo quartiere romano circondato dalle mete più battute dai turisti, come Trastevere e il Gianicolo. Ed è qui che 9 anni fa è nata Osteria Palmira, che Gianni Mura in una delle sue bellissime recensioni, definì in modo pittoresco come un luogo dove “non si frega nessuno e in cui viene fatto solo quello che si sa fare’’.
Osteria Palmira
Dunque una dichiarazione di onestà e trasparenza fatta peraltro da una delle più belle e professionali firme del giornalismo enogastronomico di tutti i tempi. Osteria Palmira è una trattoria di quartiere, gestita dalla famiglia Rocchi ed è soprattutto un posto in cui la cucina romano/laziale viene eseguita in modo rispettoso, quasi purista, senza mai prestare il fianco a contaminazioni e a stravolgimenti.
Claudio Rocchi è fiero, felice di ciò che diventata Osteria Palmira nel corso di questi nove anni di vita. E’ un luogo schietto, sincero, popolare, tre caratteristiche che oltre che nella proposta gastronomica, si riconoscono chiaramente anche nell’arredamento e nell’ambiente tutto: legno per tavoli e sedie, in uno stile generale che non vuole rincorrere la modernità così riuscendo a trasferire al cliente un senso di calore che è tipico delle osterie di quartiere. La sala interna accoglie comodamente 35 coperti, a cui se ne aggiungono altri 45 disposti nella bella e curata veranda esterna, e da poco anche uno spazio sul marciapiede con ombrelloni e piante.
La pasta fresca, prodotta dalle sapienti mani di Assuntina, spazia dalle fettuccine, gli gnocchi, fino agli agnolotti creati da loro padre ai tempi della trattoria di Monti: ripieni con 4 tipi di carni e conditi con il sugo alla vaccinara. E sempre dal ricettario di papà Antonio, provengono le linguine di farro condite con un pesto di menta romana. Altro piatto che si trova solo qui sono gli gnocchi ricci di Amatrice, una pasta acqua e farina tirata a mano: a produrla per Osteria Palmira ci pensa una signora di Amatrice di 88 anni, la grande Mimma.
Tra i secondi non mancano le pietre miliari della tradizione come abbacchio al tegame e petto di vitella alla fornara e poi, certamente, le polpette di bollito che qui non vengono fritte ma cotte al forno. Si chiude in dolcezza con i dolci sempre realizzati da Assuntina: crostata ricotta e visciole, tiramisù, crema bruciata agli agrumi e creme caramel.
Il Lazio e la sua tipicità restano protagonisti anche per la carta dei vini che qui si compone di circa 100 etichette tutte provenienti da piccole realtà della regione.