“Oggi sveliamo il luogo scelto per ospitare Expo 2030: è l’area di Tor Vergata, vicino al campus di una delle tre principali università romane”. Così il sindaco Gualtieri, presentando al padiglione italiano dell’Expo di Dubai il progetto romano per Expo 2030. Con lui i ministri Luigi Di Maio ed Enrico Giovannini, il presidente del Comitato Promotore Expo Roma 2030 Giampiero Massolo, l’architetto Carlo Ratti (consulente creativo del progetto), Paolo Glisenti (commissario per l’Italia a Expo 2020 Dubai) e gli assessori capitolini Monica Lucarelli (Attività Produttive) e Alessandro Onorato (Turismo, Sport e Grandi Eventi).
Roma Expo 2030, l’area scelta è Tor Vergata
Il sito è dunque a Roma sud-est e consiste in uno spazio di 210 ettari, conta di accogliere 30 milioni di visitatori e di coinvolgere 150 paesi partecipanti. “Qui”, ha detto Gualtieri, “intendiamo accogliere le migliori idee su come ripensare le relazioni tra persone e territori. Allo stesso tempo pensiamo ad un Expo che diventi motore di un grande progetto di rigenerazione urbana. Non pensiamo solo alla rigenerazione della zona dell’Expo, con la sua vocazione su ricerca, scienza e benessere, ma a Roma intera, riconnettendo i diversi sistemi e lo sviluppo della cintura verde, con piani rigenerativi non solo urbani”.
“L’area di Tor Vergata”, ha proseguito Gualtieri, “sarà un atelier dove chiunque potrà contribuire e dove potremo disegnare un nuovo sviluppo territoriale. L’esperimento sarà la mostra stessa, che fornirà nuovi servizi e migliorerà i quartieri suburbani. Un progetto per il quale abbiamo scelto l’architetto Carlo Ratti“.
Carlo Ratti sarà dunque, ha annunciato il Sindaco, “il consulente creativo per Expo 2030 a Roma”. Ratti, professore al MIT e direttore del MIT Senseable City Lab, “è una fonte di ispirazione per la relazione tra architettura, tecnologia, innovazione e sostenibilità”. Ratti, ha ricordato Gualtieri, “ha giocato un ruolo cruciale negli ultimi due Expo. Tra i suoi progetti c’è il masterplan per il district mind che ha ridisegnato l’area di Expo 2015 a Milano, trasformandolo in un centro dinamico della città, e con altri ingegneri ha anche disegnato il padiglione Expo 2020″.
“Vogliamo che questo sia l’Expo dei giovani”, ha poi affermato il Sindaco. “Lavoriamo anche a rafforzare il ruolo della scienza e della tecnologia nella nostra città. Ben prima del 2030 il Rome Technopole sarà pienamente operativo e hub di riferimento a livello internazionale per la formazione, la ricerca, e il trasferimento tecnologico”. Roma promuoverà dunque investimenti “nei campi dell’Information Technology, del digitale, della biomedica. Roma, come testimoniamo le imprese qui presenti e attive sul territorio, è un entry point eccezionale per il mercato unico europeo”.
Le chiavi di volta della candidatura, ribadite dal sindaco Gualtieri: “Storia, green, innovazione, inclusione. Queste le quattro parole che riassumono le ragioni della candidatura di Roma per ospitare Expo 2030. Roma è una città unica dove si possono apprendere le diverse forme e dimensioni della relazione tra persone e territorio che la sua storia millenaria ci consegna. Roma è la più vasta cintura verde d’Europa, più dei due terzi del suo territorio è occupato da aree agricole o verdi. Roma è un faro per la cultura, la scienza e la ricerca, le nostre università contano più di 200mila studenti e centri di ricerca di tutto il mondo hanno dipartimenti a Roma”. Vedi qui per il video con cui il Sindaco presenta la candidatura romana.
E ancora: “Roma è una città con una sperimentata capacita di accoglienza che verrà ancor più rafforzata e potenziata col Giubileo. E’ una città aperta, inclusiva, vocata al dialogo tra i popoli”. Per cui l’Expo a Roma “sarà un’Expo che guarda al futuro ma che al tempo stesso ha saldamente le radici nel passato. Un’Expo inclusiva, dove ognuno possa mostrare il meglio di sé, che avrà una caratteristica che vogliamo molto valorizzare: il coinvolgimento da tutto il mondo delle università, della ricerca e delle accademie internazionali”.
Coinvolgimento pienamente operativo: “Vogliamo chiedere alle accademie e università internazionali di contribuire ai temi di Expo. La nostra idea è promuovere partnership e collaborazione con queste istituzioni e con altre città e paesi per sostenere la ricerca con studi, progetti urbani, innovazione tecnologica e sociale, master e dottorati”.