UN CIRCO BLOCCATO A ROMA DA FEBBRAIO E LA RICHIESTA D’AIUTO PER CONTINUARE A NUTRIRE I SUOI ANIMALI. A Capannelle, il Circo Lidia Togni lancia un messaggio d’allarme
Sette tigri, due dromedari, altrettante mucche watussi. E poi ancora una coppia di elefanti e 16 cavalli. Con scorte di cibo agli sgoccioli. “Abbiamo dato fondo alle nostre possibilità, ormai abbiamo scorte sufficienti per un paio di giorni. E siamo senza prospettive” ha spiegato Vinicio Canestrelli che, nel Circo Lidia Togni, è responsabile del benessere degli animali. “Ogni elefante mangia 150 chilogrammi di fieno. Le tigri 45 chili al giorno. Di fieno, contando tutti gli animali, ogni giorno si consumano 8 quintali e di mangime viene mangiato una quantità che si aggira tra i 50 ed i 100 chili”. Il problema sono i soldi per comprare queste derrate. Soldi che, un circo fermo da mesi, non riesce più a fare.
Dal circo, con una lettera firmata dalla titolare dell’azienda Natalia Moskaleva, è stato inoltrato un messaggio.Una richiesta di aiuti per fronteggiare una crisi causata dal nuovo coronavirus. Si chiedono “fieno, crusca, carni per le tigri e generi alimentari per le famiglie al seguito”. Sono infatti una quarantina le persone che ruotano attorno a quest’impresa, tra artisti, operai e loro famigliari.
“Siamo arrivati a Capannelle lo scorso inverno per gli spettacoli di Natale. Abbiamo finito a febbraio e dovevamo andare a Nettuno ma siamo rimasti bloccati a causa del lockdown” raccontano gli impiegati del circo
“durante la quarantena qualche aiuto è anche arrivato, adesso invece niente. E noi siamo riusciti a lavorare solo una settimana, a Frosinone, prima dell’ultimo DPCM che ci ha spinti a tornare qui a Capannelle. Ma adesso siamo senza prospettive, perché non sappiamo quando potremo riprendere a lavorare”.
In assenza di un quadro chiaro, è impossibile programmare. Sopratutto adesso che i morsi della crisi, vissuta da tutto il settore degli spettacoli viaggianti, si fa sentire. Lo avvertono i lavoratori ma soprattutto i tanti animali che stazionano in via Appia Nuova. La quantità di cibo di cui necessitano è imponente. Ed è difficile da fronteggiare per un’azienda in crisi.