ROMA JAZZ FESTIVAL 2019: ventuno concerti organizzati fra l’Auditorium Parco della Musica, la Casa del Jazz, il Monk e l’Alcazar dal 1° novembre al 1° dicembre.
No borders. Migration and integration. Questo il titolo dell’edizione 2019, la 43^, del Roma Jazz Festival: ventuno concerti organizzati fra l’Auditorium Parco della Musica, la Casa del Jazz, il Monk e l’Alcazar dal 1° novembre al 1° dicembre.
Icone della storia del jazz come Archie Shepp, Abdullah Ibrahim, Dave Holland, Ralph Towner e Gary Bartz, ma anche i più interessanti esponenti della nuova scena come Kokoroko, Moonlight Benjamin, Donny McCaslin, Maisha e Cory Wong, in grado di far scoprire il jazz alle generazioni più giovani. Le grandi protagoniste come Dianne Reeves e Carmen Souza al fianco dei talenti più recenti come Linda May Han Oh, Elina Duni e Federica Michisanti.
E poi le esplorazioni mediterranee e asiatiche dei Radiodervish, Tigran Hamasyan e dell’ensemble Mare Nostrum con Paolo Fresu, Richard Galliano e Jan Lundgren da un lato, e le contaminazioni linguistiche di Luigi Cinque con l’Hypertext O’rchestra dall’altro.
Antonio Sanchez e il suo jazz ai tempi del sovranismo, e la nostalgia migrante raccontata in musica dalla Big Fat Orchestra. Il tributo a Leonard Bernstein di Gabriele Coen e il pantheon jazz evocato da Roberto Ottaviano.
Un programma pensato per indagare come oggi la musica jazz, nelle sue ampie articolazioni geografiche e stilistiche, rifletta una spinta a combattere vecchie e nuove forme di esclusione. Nato come risultato, ma pure reazione e quindi sintesi di fenomeni drammatici, come la tratta degli schiavi africani nelle Americhe e le conseguenti discriminazioni razziali, il jazz è un linguaggio universale, un serbatoio di risposte creative alle domande e alle tensioni continuamente suscitate da tematiche come confini, migrazioni e integrazione.
A completare il programma del Festival, l’artista Alfredo Pirri realizza un’installazione visitabile dal 1° al 30 novembre. Una struttura dal telaio in ferro e pannelli colorati di plexiglass che divide in due la Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, epifania del concetto di muro e di confine, ma dal senso ribaltato.
L’opera rientra nel ciclo Compagni e Angeli (parole tratte da un brano dei Radiodervish – gruppo che apre il festival – ispirato a una lettera di Antonio Gramsci) che l’artista cosentino ha realizzato per Roma, Turi (Bari) e Tirana in Albania, nell’ambito di un programma di cooperazione trilaterale fra Italia, Albania e Montenegro.
Il Roma Jazz Festival 2019 è realizzato con il contributo del MIBAC – Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed è prodotto da IMF (International Music Festival) Foundation in co-realizzazione con Fondazione Musica per Roma.
Informazioni: Roma Jazz Festival ; 06 69345132;
www.facebook.com/romajazzfest/
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