SPERLONGA: i resti della Villa di Tiberio si estendono per trecento metri sulla spiaggia e intorno ad una suggestiva grotta naturale.
La Villa di Tiberio a Sperlonga si trova ai piedi di uno sperone dei Monti Ausoni che protende nel Mar Tirreno. Venne scoperta nel 1957 grazie ai lavori per la costruzione della nuova Via Flacca e deriva dalla ristrutturazione di una villa tardo-repubblicana, i cui locali erano disposti intorno ad un portico e ad una suggestiva grotta naturale profonda 33 metri.
Probabilmente la villa fu lasciata in eredità all’Imperatore Tiberio dal nonno della madre Aufidio Lurcone. Infatti, sua madre Livia discendeva dalla vicina città di Fondi e forse anche Tiberio stesso era nato nella zona.
L’Imperatore Tiberio utilizzò la villa dal 14 d. C. fino al 26 d. C. quando una frana che mise a repentaglio la sua vita lo indusse a trasferirsi sull’isola di Capri.
I resti della residenza imperiale si estendono per trecento metri sulla spiaggia di Sperlonga. Tra gli ambienti abitativi e di servizio, situati intorno ad un cortile porticato, che vennero più volte ristrutturati, si trovano una fornace e un forno per la cottura del pane.
La villa comprendeva anche un impianto termale, manufatti per le riserve d’acqua, un attracco privato e una grotta naturale. Agli inizi del I secolo d.C. venne aggiunto un lungo portico a due navate.
Nella grotta naturale, che sorgeva presso la villa, Tiberio vi fece una sala da pranzo estiva, con giochi d’acqua e straordinari gruppi scultorei del ciclo di Ulisse. Questi sono attualmente conservati nel Museo archeologico Nazionale di Sperlonga.
La struttura della Villa di Tiberio che suscita maggiore ammirazione è la spelunca, da cui deriva il nome della città di Sperlonga. Essa sta ad indicare la grotta naturale, in parte lasciata nella forma originaria in parte opportunamente sistemata che fa parte della Villa di Tiberio.
Infatti, la grotta venne parzialmente trasformata con interventi in muratura. L’ingresso della cavità naturale era preceduto da una peschiera, grandioso bacino rettangolare riempito con l’acqua del mare. La vasca comunicava con una piscina circolare posta all’interno della grotta. Dove era collocato il gruppo scultoreo rappresentante Scilla che attacca la nave di Ulisse.
Le due vasche erano destinate all’itticoltura. Al centro del bacino esterno era collocato un padiglione con una cenatio, cioè una sala dove si tenevano i banchetti estivi.
Sul fondo della cavità principale si aprivano due appendici. In quella di sinistra si apriva un grande salone a ferro di cavallo, utilizzato probabilmente come triclinio. Mentre quella di destra era adibita a ninfeo con cascatelle e giochi d’acqua. Questa seconda cavità è la più spettacolare del complesso. Qui si trova un podio con profilo a nicchie che costituiva il pavimento interno, al di sopra scorreva un velo d’acqua che confluiva nella piscina circolare. In fondo a quest’ultima si apriva una nicchia che ospitava il gruppo scultoreo dell’accecamento di Polifemo.
Tra la piscina circolare e la vasca quadrata erano collocati due gruppi scultorei più piccoli: il Rapimento del Palladio e il gruppo di Ulisse che trascina il corpo di Achille. Una scultura con Ganimede rapito dall’aquila di Zeus era invece posta in alto sopra l’apertura della grotta.
Inoltre, la grotta principale è fiancheggiata da due anfratti minori. Quello a sinistra dell’ingresso è caratterizzato da uno sperone roccioso lavorato a forma di prua di nave. Un’iscrizione ricorda che si trattava di Argo, la celebre imbarcazione degli Argonauti.
I quattro celebri gruppi scultorei, qui rinvenuti sono noti come L’Odissea di marmo. Essi rappresentano le imprese di Ulisse. Per alcuni studiosi sono originali ellenistici, per altri sono copie di età tiberiana. Tutto il complesso mostra l’inclinazione di Tiberio verso la cultura ellenistica e la poesia omerica. Passione che sicuramente concorse a fargli amare la villa della spelunca.
I ritrovamenti di Sperlonga risalgono al 1957 quando casualmente furono rinvenuti numerosi frammenti marmorei. Forse alcuni di essi vennero pazientemente ricomposti dai monaci che si erano installati nei resti della villa imperiale durante l’alto medioevo. E’ stato ipotizzato che la frantumazione delle statue sia stata opera di monaci che nell’alto medioevo frequentavano la zona.
Per visitare buona parte dei ruderi della villa bisogna accedere tramite il museo archeologico nazionale di Sperlonga. Gestito a sua volta dal Polo museale del Lazio. Infatti, la Villa di Tiberio, dal 1963, è inclusa nel percorso di visita del Museo che si compone anche di alcuni grandi ambienti realizzati per l’esposizione degli antichi marmi a soggetto omerico.
L’attuale area archeologica si trova nel Parco Naturale della Riviera di Ulisse.
Lo specchio di mare e di arenile di circa 11 ettari, nei pressi della prestigiosa e storica “Villa di Tiberio”, fa parte di un Oasi Blu gestita dal W.W.F.. L’area protetta è formata da un promontorio ricoperto dalla macchia mediterranea e dal fondale di un lembo sabbioso ricco di piccole insenature. Qui è possibile praticare dei percorsi natura e di seawatching, oltre che a percorsi didattici.