MAUSOLEO DI AUGUSTO: il “più grande monumento funerario circolare del mondo antico”, il più grande arrivato a noi dopo le piramidi, più grande persino di Castel Sant’Angelo, aprirà di nuovo al pubblico nel 2019.
Si tratta della tomba del primo imperatore romano, il mausoleo di Augusto, alto 45 metri e largo 87. Fu voluto proprio da lui nel 28 a.C. dopo la vittoria di Azio su Marco Antonio per “creare le condizioni utili a determinare la successione dinastica e mantenere il potere”.
Negli anni Settanta l’opera fu chiusa dopo essere stata utilizzata in molti modi differenti: è stata fortezza, residenza, giostra delle bufale, teatro di posa, auditorium che ha persino visto l’esibizione di Paganini; tra due anni sarà riaperta grazie al restauro di 6 milioni di euro finanziato dalla Fondazione Tim che punta a “rendere l’arte spettacolare” e “ridare ai romani un luogo caduto nell’oblio e ai turisti un sito alternativo ai calpestatissimi Colosseo o Fontana di Trevi”.
La Tim avrà il compito di creare la copertura, alla stessa altezza dove, a metà del 1500, Francesco Soderini fece costruire un giardino all’italiana, che adesso risorgerà. L’accesso sarà da via dei Pontefici e costituirà uno splendido affaccio su Roma.
“A Campo Marzio – racconta il sovrintendente Claudio Parisi Presicce – non c’erano monumenti. Augusto costruì il suo mausoleo a 800 metri dal Pantheon mettendosi in relazione con il divino, ispirandosi al sepolcro di Alessandro Magno”.
Nei primi mesi di lavori si sono scoperti altri tesori nella tomba dove un tempo partivano tre corridoi concentrici, sorta di labirinto che portava alla cella centrale. Qui, c’è una lapide settecentesca a raccontare come le prime ceneri furono quelle di Marcello e Ottavia, nipote e sorella dell’imperatore. Lui Augusto, arriverà dopo: nel 14 d.C. “Le indagini fatte – continua il soprintendente – hanno restituito la scultura di una testa femminile riconducibile a Giulia Domna, moglie di Settimio Severo”.
“Per i romani – afferma il vice sindaco Luca Bergamo – vorrei fosse gratuito. Come per tutti i musei civici”.
Fonte: Repubblica Roma